Processi di rottura e riparazione dell’alleanza terapeutica in Psicoterapia Intensiva Dinamica Breve

23 Agosto 2021
MASTER SPAI

Come gestire i momenti di perdita di alleanza terapeutica? Abbass e Town ne parlano nell’articolo “Alliance rupture-repair processes in intensive short-term dynamic psychotherapy: working with resistance” del 2020.

BBASS, Allan A.; TOWN, Joel M. Alliance rupture‐repair processes in intensive short‐term dynamic psychotherapy: Working with resistance. Journal of Clinical Psychology, 2021, 77.2: 398-413.

Abbass e Town (2020) Processi di rottura-riparazione dell’alleanza in ISTDP: lavorare con la resistenza.

In accordo con la teoria ISTDP, alcune categorie di pazienti mostrano dei pattern abituali di risposta all’interno della relazione terapeutica (chiamati difese) ad alcuni pensieri ed emozioni che provocano ansia. Questi comportamenti difensivi ostacolano la consapevolezza delle proprie emozioni, impediscono un sentimento di compassione verso se stessi e minano l’ingaggio nella relazione intima e affettiva con gli altri, inclusa quella con il terapeuta.

Tale distacco può portare a un’impasse all’interno del trattamento e diventa importante poter intervenire tempestivamente nelle sequenze di rottura-riparazione dell’alleanza, che in ISTDP sono considerate connesse primariamente alle difese del paziente e alle risposte che il terapeuta da a queste difese.

In ISTDP ci sono dei precisi movimenti tecnici collegati alla gestione delle difese del paziente, che possono aiutare a superare i momenti di stallo a favore del ripristino di una buona alleanza. Lavorando sulle difese, identificandole e chiarificandole, si minimizza il rischio di un conseguente calo o rottura dell’alleanza.

Nell’articolo, oltre alla presentazione della teoria e della tecnica ISTDP, viene dato ampio spazio all’esemplificazione di un caso clinico: “the Caveman”, un uomo di 57 anni con una storia di disturbo distimico, distacco emotivo e relazionale, che presenta una dimensione superegoica marcata (pensieri autocritici e di autosvalutazione). Diagnosticamente lo potremmo considerare un paziente altamente resistente (cioè molto difeso, sfidante e critico, distruttivo).

I momenti chiave per non rischiare un crollo dell’alleanza consistono nell’aiutare il paziente a vedere chiaramente le sue difese e la loro componente autodistruttiva, affinché egli possa ribellarsi ad esse, a favore di una maggiore vicinanza emotiva e relazionale.

Risulta fondamentale che il terapeuta si mantenga costantemente ancorato al processo terapeutico, nel qui e ora della seduta, chiarificando al paziente cosa sta succedendo, in particolare nei momenti a rischio di calo dell’alleanza (come ad esempio quando il paziente diventa sfidante e provocatorio). Si evita così di rispondere difensivamente alle provocazioni, riuscendo invece a mantenersi empatici e comprensivi. È utile in questa fase richiamare gli obiettivi e rispecchiare al paziente i suoi movimenti difensivi che tenderebbero a innescare un conflitto interpersonale, laddove invece il conflitto è interno.

Nello specifico, gli autori individuano 10 punti chiave che è utile considerare nella valutazione e nel trattamento di pazienti altamente resistenti per prevedere e anticipare minacce di rottura dell’alleanza:

[1] i processi che impattano nella formazione dell’alleanza terapeutica così come nella sua rottura- riparazione sono sia consci che inconsci [2] le modalità abituali e inconsce del paziente di evitare le emozioni e tendere all’autosabotaggio possono distruggere gli sforzi sia del paziente stesso che del terapeuta [3] trattare le minacce all’alleanza non appena emergono, fin dalle prime sedute e dalle prime fasi del trattamento [4] collaborare col paziente nell’osservare e comprendere gli atteggiamenti sabotanti (rispetto alla terapia) e autosabotanti [5] mentre si fanno notare al paziente i propri comportamenti distruttivi, bisogna aspettarsi l’attivazione di emozioni conflittuali complesse nel paziente [6] queste emozioni complesse risvegliano emozioni complesse collegate agli attaccamenti primari che non sono state processate [7] tenere monitorati i segnali collegati alla
motivazione e agli insight del paziente (alleanza terapeutica inconscia) [8] emergeranno contenuti del passato che aiuteranno a comprendere i pattern difensivi [9] si prevede un ritorno della resistenza dopo un accesso emotivo di dolore per il prezzo distruttivo di quelle difese [10] continuare sempre a lavorare per rafforzare il legame col paziente.

L’articolo originale è consultabile qui

dott.ssa Sara Basso

www.centromastermind.it