La gestione delle difese tattiche nella ISTDP: Cover Words e Indirect Speech

23 Agosto 2021
Master SPAI

La gestione delle difese tattiche nella ISTDP: Cover Words e Indirect Speech.

Habib Davanloo (McGill University, Department of Psychiatry, Montreal General Hospital), International Journal of Short Term Psychotherapy, Vol. 11, 129-152 (1996)

In questo breve scritto, parleremo di ciò che Davanloo riferisce rispetto alla gestione delle difese tattiche nella sua tecnica di “Unlocking the Unconscious”. Egli ha dimostrato che questo metodo terapeutico offre la possibilità sia al terapeuta che al paziente di avere una visione piuttosto diretta delle ‘forze’ dinamiche psicopatologiche responsabili dei sintomi clinici.

I pazienti con un “alto grado di resistenza” alla terapia presentano un complesso e profondo grado di patologia per la presenza di trauma maggiore, insieme al dolore causato da esso, alla reattiva rabbia omicida, o ad una rabbia primitiva che produce intensa colpa mista al dolore. Tutti questi vissuti emotivi, per questa tipologia di pazienti risultano essere totalmente inconsci.

Prima di procedere con l’approfondimento di cosa sono le difese tattiche di Cover Word e Indirect Speech, è importante chiarire cosa intende Davanloo quando parla di DIFESA e di RESISTENZA. Anche perché, è proprio attraverso la comprensione di questi due concetti che si giunge alla diagnosi psicoterapeutica nella ISTDP, e quindi alla collocazione della persona lungo lo spettro psico-diagnostico.

Per Difesa si intende ogni meccanismo usato per nascondere, evitare, mascherare le vere emozioni;

La Resistenza coincide con l’uso, da parte del pz, di varie difese insieme.

Altro aspetto significativo nella ISTDP risulta la differenza tra le difese TATTICHE e quelle CARATTERIALI.

Le prime coincidono con tutti quei meccanismi difensivi con cui il pz cerca di ‘tener lontano’ il terapeuta dai suoi nuclei più conflittuali e problematici.

Le difese caratteriali coincidono con quei meccanismi di difesa più strutturali, che sono alla base della struttura di personalità del pz.

Queste due categorie di difese si situano lungo un continuum. Nei pazienti ad alta resistenza, con un complesso patogeno inconscio, le difese tattiche sono aspetti delle difese strutturali e possono essere considerate il fronte difensivo di quelle strutturali, cioè più primitive e inconsce. Mentre nei pazienti che non hanno difese strutturali, la resistenza è composta perlopiù da una serie di difese tattiche.

La difesa tattica “Covert word”.

Essa si presenta molto di frequente durante le sessioni di terapia e si traduce con l’uso di pronomi o frasi ipotetiche e/o indirette come “FORSE”, “PENSO CHE”, “SUPPONGO”, “UNA SORTA DI”, servono per coprire o indebolire una aperta e chiara dichiarazione di qualcosa di doloroso o carico di ansia e quando il terapeuta fa pressione e sfida le difese del paziente, un nome ancor più forte può arrivare al loro posto ed il terapeuta non deve ritenersi soddisfatto per l’uso di queste difese tattiche poiché potrebbero esser usate per evitare ciò che il paziente sta sperimentando in quella situazione attuale. Questa difesa tattica viene incontrata frequentemente. Coincide con l’uso da parte del paziente di nomi “più deboli”, “annacquati”, per sostituire ciò che non vuole comunicare. Tutte le difese che “coprono”, ma che esprimono rabbia, primitiva e/o omicida, sono le più comuni. Alcuni esempi possono essere i seguenti: “mi ha infastidito, sconvolto, umiliato”.. “mi ha

imbarazzato, sono frustrato, irritato..”. Dobbiamo tenere a mente che nella maggior parte dei pazienti che soffrono di nevrosi di carattere, soprattutto chi è collocato nella parte destra dello spettro della resistenza, la rabbia stessa è una parola per coprire ed evitare l’inconscia rabbia omicida ed i sentimenti di colpa inconsci.

Il terapeuta deve sempre tener in considerazione che le due categorie di difese, tattiche e strutturali formano un continuum.

Ad esempio: da un lato, il paziente può usare la difesa tattica di fingere di non ricordare qualcosa di cui in realtà è pienamente consapevole ma che non vuole ammettere al terapeuta. Dall’altro, il paziente potrebbe essere genuinamente inconsapevole di qualcosa che è “tenuto a bada” dalle difese della repressione e rimozione; nel mezzo ci sono tutti i gradi del non voler ammettere qualcosa verso di sé.

La difesa tattica dell’Indirect Speech; idee ipotetiche.

Davanloo riporta come attraverso la tecnica della ISTDP si possono cogliere queste difese e come renderle esplicite, mettendole in discussione e chiamando per nome le difese in questione.

Nei colloqui coi pazienti questa forma di difesa tattica è molto frequente.

Esempi possono essere i seguenti: “probabilmente, forse, io penso, io credo, suppongo, una sorta di ..”, termini usati più o meno inconsciamente sempre con l’obiettivo di evitare di provare i veri vissuti emotivi connessi ad una qualche esperienza, dobbiamo leggere ciò come una dichiarazione aperta di qualcosa che fa male o che provoca ansia.

Gli interventi tecnici per lavorare e scalfire queste difese consistono nel CHIAMARE LE DIFESE IN QUESTIONE PER NOME e PORLE SISTEMATICAMENTE IN DISCUSSIONE.

L’articolo originale è consultabile qui

dott.ssa Giulia Scarpa